La scienza, quasi come la poesia… quando è ben raccontata

Carlo Rovelli Scienziato

Carlo Rovelli

Mi piace leggere libri che non capisco. Di cui non comprendo ogni passaggio, ma che suscitano in me curiosità.
La scienza, quando ben raccontata, non è diversa dalla poesia. Apre scenari, immagini, orizzonti. Così ho amato L’universo elegante (Einaudi) del fisico americano Brian Greene e Origini (Adelphi) dello scrittore scientifico britannico Jim Baggott, pur accorgendomi che non stavo capendo tutto.

Carlo Rovelli invece ha una scrittura in cui tutto è molto chiaro, perché più che dei fenomeni di fisica racconta ciò che gli sta attorno, il pensiero, lo studio e la filosofia. Se Sei brevi lezioni di fisica (Adelphi) e L’ordine del tempo (Adelphi) erano una sorta di avviamento alla fisica e al concetto di tempo, resi in maniera molto comprensibile a tutti, Helgoland (sempre per Adelphi) è stato invece un vero racconto, di un momento epico della storia della fisica; ambientato sull’isola di Helgoland, nel Mar del Nord, dove nel giugno 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato quella che, secondo non pochi, è stata la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica. L’ultimo libro di Rovelli invece, uscito ancora per Adelphi, e intitolato Buchi bianchi, è il più personale e biografico dei libri del fisico. Racconta i suoi studi sui buchi neri e sul loro opposto (per ora solo teorico e mai osservato) ovvero i buchi bianchi.
È molto interessante soprattutto quando parla di come gli scienziati, in particolare Einstein, abbiano cercato di immaginare l’universo prima di vederlo.
I buchi neri, di cui oggi abbiamo anche una fotografia divenuta celebre, per moltissimo tempo sono stati solo una “possibilità teorica”, che molti scienziati consideravano “assurda”. Il buco nero altera il nostro concetto di spazio tempo, e ci obbliga a riflettere sul senso dell’esistenza sotto una nuova luce.
Se un tempo la fantascienza filosofica alla 2001 Odissea nello spazio faceva riflettere sul senso stesso dell’esistenza, oggi questo ruolo pare destinato sempre di più a saggi di divulgazione scientifica, le cui speculazioni sono sempre più affascinanti, dai buchi bianchi di Rovelli, fino agli universi paralleli di Brian Greene.
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