domenica
15 Giugno 2025

La top ten del secolo (secondo gli Usa)

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In questi giorni è uscita la classifica stilata dai lettori forti del New York Times dei migliori libri del XXI secolo, ovvero degli ultimi 25 anni. Ci sono molte sorprese (tra cui libri da noi quasi sconosciuti). La prima sorpresa è che il miglior libro del secolo è italiano. Si tratta de L’amica geniale (e/o, 2011) di Elena Ferrante. Sorpresa soprattutto per gli italiani, visto che l’autrice napoletana che scrive sotto pseudonimo è stata lanciata proprio dal New York Times e ha avuto più successo in Usa che in Italia (dove ne ha avuto molto), purtroppo senza lanciare una moda della letteratura italiana oltreoceano, dove nessun altro autore italiano è riuscito ad avere successo (e spesso nemmeno a essere tradotto).

Al secondo posto l’autrice afroamericana Isabel Wilkerson con Al calore di soli lontani (Il Saggiatore, 2010), romanzo da noi passato totalmente inosservato, è il racconto epico della grande migrazione afroamericana. Al terzo posto l’autrice inglese Hilary Mantel con la trilogia Wolf Hall (Fazi, 2009), romanzo storico ambientato nel 1500 alla corte di Enrico VIII d’Inghilterra che segue l’ascesa al potere di Thomas Cromwell conte di Essex. Segue un altro autore afroamericano con un romanzo storico: Edward P. Jones per Il mondo sconosciuto (Bompiani, 2003), romanzo che racconta la schiavitù negli Usa e vinse il Pulitzer nel 2004, da noi passato in sordina.

Solo al quinto posto troviamo un autore americano osannato dalla critica nostrana, ossia Jonathan Franzen con Le correzioni (Einaudi, 2001), la saga familiare dei Lambert, in una città del Midwest americano, che trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio. Segue il cileno Roberto Bolaño con 2666 (Adelphi, 2001), da noi amatissimo da molti scrittrri, ma poco letto per il suo stile complesso e articolato. E ancora Colson Whitehead con La ferrovia sotterranea (Sur, 2016) ambientato nella Georgia della prima metà dell’Ottocento, con protagonista la giovane schiava nera Cora, che decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive in condizioni disumane.

All’ottavo posto il tedesco W.G. Sebald con Austerlitz (Adelphi, 2001), romanzo nichilista e filosofico che mescola finzione e realtà, solo al nono posto il Nobel Kazu Ishiguro con il suo romanzo di fantascienza Non lasciarmi (Einaudi, 2005) sulla clonazione, chiude la top 10 Marilynne Robinson con Gilead (Einaudi, 2004) anche questo un romanzo sulla schiavitù degli afroamericani e la guerra di secessione. Ne emerge un panorama critico radicalmente diverso dal nostro in cui è centrale la letteratura americana e in particolare quella afro-americana, con diversi titoli che anche in Italia andrebbero riscoperti e in cui il fenomeno Ferrante rimane un caso che pare unico e irripetibile, come prima di lei era stato Il nome della rosa di Umberto Eco.

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