Francesco Piccolo e l’epica, anche politca, del nostro cinema Seguici su Telegram e resta aggiornato L’ultima volta che sono andato al cinema, qualche giorno fa, ero in sala da solo. Proiettavano un film che aveva vinto molti premi, ma questo non era bastato. La signora della biglietteria, con cui negli anni avevo discusso di molti film prima e dopo la proiezione è stata sostituita da una macchinetta automatica; lei ora, per non essere licenziata, riempie le ciotole di cartone di popcorn. Il cinema, per come lo abbiamo conosciuto, è forse definitivamente finito. Per questo sono rimasto molto colpito quando ho saputo che Francesco Piccolo – scrittore molto conosciuto, vincitore del premio Strega nel 2014 e sceneggiatore di registi come Nanni Moretti e Paolo Virzì – stava scrivendo un libro sugli anni d’oro del cinema italiano. La bella confusione (Einaudi) racconta la rivalità tra due maestri come Federico Fellini e Luchino Visconti, e attorno a loro della vivacissima cultura italiana degli anni ’60, tra Pasolini, Calvino, Tomasi di Lampedusa e tanti altri. Il racconto parte da un aneddoto, Claudia Cardinale, l’attrice più talentuosa e bella del nostro cinema, che fa la spola tra i set de Il Gattopardo e 8 ½, girandoli in contemporanea, un giorno con Visconti e l’altro con Fellini, un giorno con i capelli nerissimi tirati nell’acconciatura ottocentesca, l’altro con i capelli castani all’ultima moda. Ne emerge il ritratto di una stagione epica, ma anche molto conflittuale. Piccolo racconta dei molti problemi avuti da Fellini, e poi anche da Visconti, per essere entrati in conflitto con il Pci, che dettava le proprie regole per la cultura e li aveva tacciati di essere autori “reazionari”, non si sa nemmeno bene per quale motivo. Dall’altra parte però arrivavano anche i veti dei cattolici che avevano messo nel mirino il regista riminese per le scene “scandalose” de La dolce vita. Un mondo complicato e caotico, ma che diede vita a una “bella confusione” (il titolo ammiccante riprende quello scartato dello stesso 8 ½). Colpisce quanto il cinema e la letteratura fossero centrali nel dibattito politico e civile, mentre oggi paiono molto marginali, se non del tutto ignorati. Belle le pagine più intime su 8 ½ il lm che per primo seppe mettere in scena i dubbi e le paure di un artista che non ha paura di essere giudicato per le proprie debolezze, e che fanno venire un bel po’ di nostalgia per quei tempi, duri sì, ma pur sempre magnifici. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: La Biblioteca di Babele