261 – Uno schema per Galla Placidia

Uno Schema Per Galla Placidia

Nel 1955, per la rivista mensile di cultura il “Cenobio”, usciva un saggio di Angelo Rossi, intitolato I musaici ravennati nel variare delle forme artistiche alla ­fine dell’impero romano, nel quale l’autore, come indicato dal titolo stesso, commentava, in ordine rigorosamente cronologico, gli schemi iconogra­fici dei principali monumenti ravennati, senza tuttavia tralasciare di accennare ai mosaici scomparsi della Basilica di San Giovanni Evangelista. Per meglio aiutare il lettore nella comprensione di alcuni contesti musivi, come ad esempio quelli del cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia e del Battistero Neoniano, venivano forniti anche degli schemi geometrici: «Nel musaico del Buon Pastore […] la scena ha un respiro ed una organizzazione che, pur nello schema simmetrico, riesce ad amalgamarsi plasticamente, liberamente interpretando un fatto reale. La struttura è rappresentabile come una serie di triangoli disposti su più piani e non paralleli tra di loro […]. Il motivo iconogra­fico è quello caro all’arte paleocristiana, con il Cristo giovane, imberbe, dai fluenti capelli che ricadono sulle spalle […]. Il paesaggio fatto di rocce avvivate da ciuf­ d’erba e da piante, è tagliato a super­fici de­finite e precise che si concretano come geometrici blocchi […]. Il gregge è rappresentato da sei pecorelle che sono i vertici di due triangoli di lato dello schema, colte in vari atteggiamenti e con il muso rivolto verso Cristo, motivo questo che già accenna ad un simbolismo latente».

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