270 – San Vitale e «la venerabile mole»

Basilica San Vitale

Il Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis, composto nel IX secolo dal sacerdote Andrea Agnello, è un testo prezioso dal quale attingere importanti informazioni sulla storia della chiesa ravennate. Molti dei monumenti che l’autore ricorda all’interno delle Vite dei vescovi si possono ammirare ancora oggi e la meraviglia con cui spesso descrive le antiche basiliche è la medesima che ancora si può provare davanti ad esse.
Significativa, a tal proposito, è la descrizione della Basilica di San Vitale tramandata all’interno della Vita del vescovo Ecclesio che, secondo un’antichissima tradizione, ne fu il fondatore con il sostegno di Giuliano Argentario: «Come ho detto sopra, al tempo di questo dal banchiere Giuliano fu costruita la chiesa del beato Vitale martire. In Italia non c’è alcuna chiesa simile per costruzioni e per opere artistiche. Per la chiesa del predetto martire Vitale furono spesi ventiseimila solidi aurei, come troviamo scritto nell’elogio che celebra la santa memoria del fondatore Giuliano […]. Nell’atrio della facciata aveva fatto scrivere con tessere musive argentee questi versi: “Alto si leva con venerabile mole il tempio consacrato a Dio col nome di Vitale. Questa rocca occupano insieme anche Gervasio e Protasio, che nascita, fede e tempio tengono associati. Il loro genitore, fuggendo i contagi del mondo, fu esempio di fede e di martirio. Di questa rocca Ecclesio per primo diede l’incarico a Giuliano, il quale meravigliosamente costruì l’opera a lui affidata”».

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