282 – Ravenna dalle «fosforescenze astrali e metalliche»

282) RAVENNA VENTURINel 1924 Adolfo Venturi dava alle stampe L’arte italiana. Disegno storico per Nicola Zanichelli Editore, un manuale estremamente sintetico in cui voleva offrire una visione dell’arte italiana a partire dalla primitiva arte cristiana fino ad indagare le principali tendenze del XIX secolo. Nel primo capitolo, dedicato alle origini del nuovo linguaggio iconografico cristiano, ampio spazio era dato, oltre che a Roma, alla città di Ravenna e ai suoi monumenti guardati con grande attenzione e narrati con una prosa tanto ricercata quanto affascinante.
Dopo aver descritto il Mausoleo di Galla Placidia con le sue «notturne luci», il Battistero degli Ortodossi con «l’inghirlandato medaglione d’oro», Sant’Apollinare Nuovo dallo «sparso atomico sfavillio del colore», l’autore prendeva in esame i «clangori metallici d’oro, crudo splendore di gemme nell’abside di San Vitale» che presentava «ad un tempo, tagliente, nitido, rigido, il contorno delle figure immote e lastrificate – idoli coperti d’oro e di pietre preziose –, sotto la pompa di tende multicolori, di stuoie tessute da strisce di smalti iridescenti, tra cornici di zone gemmate».
E concludendo la sua riflessione su Ravenna concludeva come «L’arte erede di Roma, con la sua policromia fastosa, con le sue note vivaci e staccate, si unisce all’arte venuta d’Oriente, con le sue fosforescenze astrali e metalliche, le sottili armonie dei suoi bagliori d’oro, di gemme, di madreperla, più avvincenti, più intense nella discreta penombra».

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