Per l’I.D.E.A, l’Istituto Di Edizioni Artistiche dei Fratelli Alinari, Eva Tea, importante storica dell’arte e archeologa, pubblicava nel settembre 1922 una breve guida di Ravenna, la n. 8 della “piccola collezione d’arte” curata dagli editori fiorentini. L’intenzione era quella di «colmare – così si legge nelle ultime pagine – con questa nuova collezione una vera lacuna della libreria italiana, creando una serie di monografie, comode per il formato tipo guida ed utili non soltanto al viaggiatore desideroso di conoscere tesori artistici e bellezze naturali, ma anche allo studioso che cerchi quella informazione riassuntiva, ma precisa e storicamente sicura, che viene assicurata dal nome e dalla competenza speciale degli autori».
Arricchita evidentemente da numerose fotografie questo agile strumento aveva anche lo scopo di promuoverne la vendita facendo di fatto la funzione di un vero e proprio listino, dato che in fondo al testo veniva fornita non solo la didascalia delle immagini, ma anche il relativo numero di inventario offrendo la possibilità di scegliere il formato delle riproduzioni desiderate. Nella prefazione, Ambrogio Annoni, all’epoca Soprintendente dei Monumenti della Romagna, dava ragione dell’impostazione da lui stesso voluta che intendeva raccontare la città «non solo nel tempo detto bizantino, ma anche negli altri meno famosi; di Ravenna, un po’ rude e chiusa in sè come un borgo stretto fra le Alpi, oppure come un paese isolato e felicemente solitario tra i mari».