Nel 1959 Pier Paolo Pasolini scrisse per la rivista “Successo” un resoconto di viaggio intitolato “La lunga strada di sabbia”, un’avventura che lo condusse, a bordo della sua Fiat Millecento, lungo le coste italiane, da Ventimiglia fino a Trieste. Pasolini fece tappa anche in Romagna – «le spiagge della mia infanzia e della mia adolescenza» – raccontando «lo spiaggione di Cattolica», la spiaggia di Riccione dove andava in villeggiatura quand’era al ginnasio, fino a quella di Porto Corsini, descritta con arguta crudezza: «Porto Corsini, agosto. Spiaggia per soli ravennati. Che arrivano ai loro stabilimenti, contro il mare di lacca, sulla spiaggia di calce. Il canale del porto giunge fino in mezzo al mare, con due braccia sottili di massi. Qui infuria la ragazzaglia della periferia, del contado, del proletariato che lavora alle fabbriche che l’ENI ha costruito lungo il canale da Ravenna a qui, quasi nuove cattedrali, nuovi Sant’Apollinari. Mai vista tanta rozzezza e violenza. Ravenna, isola, area marginale e quindi conservatrice. Bizantini? Goti? Questi giovani, piccoli di cranio, grossi di mascella, nasuti, sono scatenati. Non fanno che buttarsi e uscire dal canale, con urla animali. Due, sui massi, rincorrendosi, si sputano addosso, per scherzo, scatarrando e urlandosi a pieni polmoni “Sumèr, sumèr!” (somaro). Giù nel canale, tre giovani lanciano la loro barca a vela, per divertimento, contro quelli che fanno il bagno: roba da lasciarli secchi, da spappolargli il cranio».
Condividi