
Il 16 aprile 1959 Gino Severini, ancora a letto con l’influenza, faceva scrivere da sua moglie Jeanne una lettera a Zelo Molducci per avere informazioni sulla venuta a Ravenna di Georges Mathieu e sul «modo come egli intende il mosaico!». Due giorni dopo Molducci inviava una lettera ricca di dettagli sulla realizzazione del mosaico pensato per la “Mostra di mosaici moderni” intitolato “Omaggio a Odoacre”: «Soddisfo subito la tua richiesta circa la visita di Mathieu a Ravenna […]. A Venezia, come ti dicevo, è andato da Donà e vi ha trovato dei rottami di vetro […] ed il giorno successivo, di buon mattino, messo a terra un telaio di circa 2 mq. ha fatto preparare per tutta la superfice uno strato di intonaco ed ha cominciato a collocare su quest’ultimo qua e là secondo un suo concetto pittorico, i pomi rossi o bianchi e le stecche più o meno a raggera attorno a tali centri. Intorno poi ha “seminato” delle zone con dei misti di tessere rosse e bianche di misura normale, dopo di che, fissate le grandi zone di colore, con la collaborazione di 4-5 di noi ha fatto il riempitivo di tutto l’intonaco, con tessere che dalla misura normale raggiungono la dimensione di 4 x 4. […] Per me e per i miei colleghi, oltre al fatto di avere una nuova esperienza, pensiamo che sia venuta fuori una cosa piacevole a vedersi. Io personalmente me ne stancherei presto e considero l’opera un mosaico, come lo può essere una antologia, cioè un mosaico letterario composto di tanti brani di buoni autori».