Nel 1947, in occasione del XIV° centenario della consacrazione della Basilica di San Vitale, uscivano su Arte cristiana una serie di articoli dedicati a questo celebre monumento firmati rispettivamente da Sinesio Manni, Giovanni Mesini, Luigi Crema ed Eva Tea. A Mesini era stato affidato il compito di descrivere i mosaici di questo grandioso monumento e nell’introduzione al suo breve testo sottolineava l’importanza del legame tra architettura e mosaico: «L’architettura originale e suggestiva di S. Vitale si completa colla decorazione; ambedue sono legate da una intima unità. Nè solo la policromia dei marmi e dei capitelli a chiaroscuro e a traforo avviva, esalta coloristicamente le masse e le linee architettoniche; ma soprattutto la decorazione musiva, che si distende nel presbiterio e nell’abside, dove si raccordano e confluiscono tutte le linee e il movimento dell’architettura, formando un’armonia sinfonica di colori, che inebria e solleva lo spirito, al quale i musaici parlano un linguaggio alto, suadente, mistico. È il linguaggio della Bibbia, dei sacri misteri, della liturgia cristiana. I musaici ravennati formano un complesso unico; rivaleggiano con quelli di Roma; e fuori di queste due città non c’è altro complesso musivo paleocristiano, così vasto e di prima importanza. Il ciclo ravennate si svolge dal Mausoleo di Galla Placidia e termina a S. Apollinare in Classe. I musaici di S. Vitale tengono un posto speciale per la formale coesione e per l’unità concettuale».
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