
Nel 1975 Angelo Lorizzo, all’epoca direttore dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Ravenna e fondatore del C. I. S. I. M. – Centro Internazionale di Studi per l’insegnamento del Mosaico –, pubblicava per le edizioni Longo un libro sui mosaici di Ravenna. Nell’introduzione Mons. Mario Mazzotti sottolineava come l’autore «pugliese di origine, ma ormai ravennate d’adozione» fosse «divenuto un sagace e competente intenditore, […] quasi un innamorato» della città degli Esarchi. Con questa pubblicazione Lorizzo, «con tocchi scultorei», per usare le parole di Mazzotti, offriva una panoramica sulla storia della città descrivendone i principali monumenti. Nell’introduzione l’autore non poteva non descrivere l’antica e affascinante arte del mosaico: «Il mosaico, per la sua preziosità, la ricchezza dei suoi colori, gli effetti di fulgore che ne potevano derivare, era la materia più adatta ad esprimere lo sbocciare della fede cristiana in una società imperiale, ad esprimere cioè delle essenze spirituali in un’atmosfera preziosa e magica, capace di suscitare la sensazione dell’infinito e del sublime, sentimenti cioè di grandezza sovrumana. […] Ed il colore è [..] uno degli elementi più caratteristici del mosaico ravennate: colore che palpita nell’accostamento delle più varie tonalità e che dà luogo a densi e caldi impasti cromatici: abbiamo il blu, il rosso, il verde, il giallo, il violetto, il turchino, l’azzurro, il bianco, l’oro… ed ognuno assume le più svariate gradazioni».