Nel 1955 Luisa Ottolenghi, storica dell’arte italiana, pubblicava per la rivista Felix Ravenna (fascicoli 16 e 17) un ampio studio sulle scene cristologiche della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, successivamente ripubblicato dalla Tipografia arti grafiche di Ravenna in un unico volumetto. Dopo l’introduzione, l’autrice prendeva singolarmente in esame i ventisei riquadri evangelici e commentando la terza scena, quella del “bacio di Giuda”, ne sottolineava l’immenso dramma: «La scena molto popolata esprime molto bene il momento drammatico che gli Evangelisti ci riportano nel loro racconto. Giuda ha guidato i militi fino all’Orto degli Ulivi, ove Cristo stava con i suoi discepoli. Il traditore si avvicina alla sua vittima e compie il gesto che già era stato concordato con le guardie, come segnale, avvicinando il bieco volto a quello di Gesù. Cristo si leva sul centro assiale della scena, ancora una volta impassibile ed indifferente a quanto sta accadendo intorno a Lui. La grande aureola gli cinge il capo ed incornicia strettamente il gruppo formato col volto del traditore che si protende nel bacio, unendoli in un sol nodo. Il contrasto del bianco della veste di Giuda col porpora del manto di Gesù sottolinea ancora maggiormente il dramma del momento. Ai lati si raggruppano variamente i testimoni ed i personaggi minori: a sinistra il drappello multicolore dei soldati […]. A destra stanno i discepoli: essi sembrano lamentare stupiti il triste destino che incombe su di loro».
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