272 – Buon vino per l’arcivescovo

272) RELIQUIE MASSIMIANO

La vita dell’arcivescovo Massimiano narrata nel Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis, testo composto da Andrea Agnello nel IX secolo, è una delle più articolate e curiose. Oltre alle gesta di colui che, come ebbe a scrivere Giovanni Lucchesi, «divenne per le sue qualità uno dei personaggi di maggior rilievo in Italia nel sec. VI» si narra una singolare vicenda legata alla sua sepoltura.
Secondo la tradizione Massimiano fu sepolto nella basilica di Sant’Andrea Maggiore – l’edificio si trovava nell’odierna via Ercolana – ed è lì che nel IX secolo lo stesso Andrea Agnello, secondo il racconto, fu testimone oculare della solenne ricognizione delle sue spoglie mortali. Aperto il sarcofago le ossa furono trovate a mollo nell’acqua e dopo averla tolta – stando alla tradizione furono contati 115 secchi – si procedette a una più degna collocazione della tomba, ponendola più in alto rispetto alla precedente: «Tutte le ossa che trovammo integre erano esili, ma lunghe e così ordinate nelle articolazioni che sembrava avessero perduto la carne da appena un anno; non mancava nulla tranne un dente dalla parte destra. Lavate dunque le ossa con vino scelto, furono convenientemente cosparse di aromi, mentre si cantavano i salmi in presenza del vescovo; tutte furono riposte nella medesima arca e con gran pianto e amore richiuse nel sepolcro». Dal 1809 le sue reliquie sono custodite in Cattedrale di Ravenna all’interno di un bellissimo sarcofago posto come altare della Cappella del Santissimo Crocifisso.

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