208 – Giovanni, «silenzio dei profeti»

S.Giovanni Battista Cattedra Massimiano

Tra le più antiche e significative immagini ravennati di San Giovanni Battista, oltre a quelle dei mosaici nei battisteri ariano e neoniano, va ricordata quella presente nella cattedra d’avorio dell’arcivescovo Massimiano conservata nel Museo Arcivescovile e datata alla metà del VI secolo.
Nella fronte del prezioso avorio bizantino il Battista compare associato ai quattro evangelisti secondo una visione cara alla tradizione cristiana: egli, infatti, è l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e, al tempo stesso, è figura centrale del Nuovo Testamento. In questo antico avorio egli veste una lunga tunica e porta sulle spalle un ampio mantello che richiama l’abito di penitenza ricordato dal vangelo; indossa i calzari ai piedi e regge un clipeo nel quale è raffigurato Cristo nel simbolo dell’Agnello secondo quanto tramandato nel quarto Vangelo nel quale si ricordano le parole che il Battista pronunciò alla vista del Signore: «fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “Ecco l’Agnello di Dio!”» (Gv 1, 36).
Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna nel V secolo, nei Sermoni ricordò la sua figura con parole solenni: «Giovanni, scuola delle virtù, magistero di vita, modello di santità, norma dei costumi […]. Giovanni più grande di un uomo, pari agli angeli, vertice della Legge, seminagione del Vangelo, voce degli apostoli, silenzio dei profeti, lampada del mondo, araldo del Giudice, precursore di Cristo, preparatore del Signore, testimone di Dio, strumento di tutta la Trinità».

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