264 – Le Corbusier, la «gente trista» e l’arrosto

S. Apollinare Classe Mosaico

Nell’ottobre 1907 il giovane studente Charles-Édouard Jeanneret-Gris, meglio noto con lo pseudonimo di Le Corbusier, visitava Ravenna in occasione di un viaggio in Italia fatto insieme ad un suo insegnante e ad alcuni compagni di studi. Grazie ad alcune lettere possiamo conoscere le impressioni che la città ebbe sul grande architetto.
In una lettera a Charles L’Eplanettier scriveva: «A Ravenna […] abbiamo provato grande soddisfazione e abbiamo lavorato seriamente per sei giorni, non avendoci troppo distolto da ciò le distrazioni mondane, in questo ospizio di gente trista, in cui le strade ti donano incubi di noia. Sant’Apollinare in Classe, in parte celato dalle impalcature, ci ha egualmente permesso di giudicare meraviglioso l’artista, un uomo commosso davanti alla natura, che ne ha ornato la superficie dell’abside […]; Sant’Apollinare Nuovo, sfavillante, San Vitale, sfarzoso, il Battistero, delicato, Galla Placidia, sontuoso. Quei mosaici sono assolutamente unici e abbiamo fatto bene a studiarli seriamente».
Scrivendo ai genitori così descriveva la città: «A Ravenna […] l’erba è di un verde acido, crudo, e la terra è violetta; nel cielo al tramonto non è difficile contemplare ciò che i mosaicisti […] hanno evocato a Sant’Apollinare in Classe e a San Vitale».
A loro, inoltre, non poteva tralasciare le rassicurazioni su vitto e alloggio: «Per tre franchi al giorno, una grande stanza, e la sera una cena succulenta, pollo, tacchino, arrosto, minestra, molta frutta, a scelta».

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