242 – Lo scultore dei morti

Gaston De Foix Tullio Lombardo

Al Museo Nazionale di Ravenna è custodita una testa scolpita che la tradizione vuole sia quella di Gastone di Foix, il giovane e valoroso condottiero dell’esercito francese che trovò la morte l’11 aprile 1512 nella terribile battaglia di Ravenna. Questa delicatissima scultura, donata al Museo dal conte Ferdinando Rasponi, fu attribuita da Corrado Ricci a Tullio Lombardo, lo stesso autore della statua di Guidarello Guidarelli, anch’egli strappato alla vita nel fiore degli anni.
Dall’accostamento di queste due sculture e da un’altra raffigurante «il volto del morto avaro» custodita a Padova, Ricci definì il Lombardo «lo scultore dei morti», colui che «ebbe una passione speciale per ritrarre e scolpire volti di persone morte». Al di là queste definizioni, che oggi non possono non strappare qualche sorriso, rimane sempre affascinante la prosa con cui l’autore descriveva questa superba opera: «Le guance ancora floride mostrano che egli non si è spento dopo una malattia, ma fanno prova che un atto violento l’abbia fatto passare, senz’altro, dalla più vigorosa salute alla morte. Ha naso lungo e lievissimamente curvo; ciglia ad angolo ottuso, molto rialzate in mezzo; occhi grossi e tondi; il labbro superiore leggermente avanzato sull’inferiore e questo alquanto più curvo; i capelli lisci e divisi al sommo della testa e ondulati alla estremità; non barba e non baffi, e solo, al mento, un breve ciuffo di peli ricci […] Non è il volto di un uomo che dorme: è il volto di un uomo morto».

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