273 – Ravenna dopo l’uragano

273) SAN GIOVANNI DISTRUZIONE GUERRANel “Diario ravennate” del 1947, «edito a cura e a beneficio della Società di S. Vincenzo De’ Paoli Conferenza di S. Romualdo», Alieto Benini pubblicava un resoconto intitolato «Ravenna monumentale dopo l’uragano» nel quale dava conto dei danni bellici inflitti al patrimonio ravennate.
Dopo aver passato in rassegna le chiese danneggiate, l’autore ricordava i tre monumenti distrutti: San Giovanni Evangelista, San Vittore e Santa Maria in Porto fuori, luogo celebre per i suoi affreschi medievali. «Ed ora eccoci ai morti – i grandi morti della storia che gridano vendetta ai morti e ai vivi – per alcuni dei quali non sarà possibile veruna resurrezione: lì dove gl’infernali ordigni del progresso moderno poterono annientare in pochi istanti ciò che genio d’arte e pietà di credenti da secoli e millenni avevano costruito e custodito per consolazione e incivilimento umani».
Con particolare attenzione Benini si soffermava a descrivere le rovine della basilica placidiana: «La perdita più grave e dolorosa: S. Giovanni Evangelista […].  Sul panorama desolato, reso più squallido dal crollo degli edifici civili di tutta la zona sin oltre la darsena, si levano al cielo sparuti e labenti, muri smozzicati, una porzione di navata centrale con capriate intatte, il campanile denudato nella base e sbrecciato in cima, inclinato come per un imminente crollo. D’intorno masse informi di pietrame in un groviglio orrendo: marmi, travature, calcinacci, lacerti lignei, capitelli, frammenti di musaico».

 

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