venerdì
27 Giugno 2025

232 – Ravenna e la «creatività romagnola»

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Palazzo Merlato Anni 60 70

Un vecchio opuscolo turistico, edito dell’Ente Provinciale per il Turismo di Ravenna, con enfasi presentava le bellezze della Romagna: la collina «ricca di frutti, di testimonianze stori- che, di stazioni termali», i suoi boschi «rigogliosi e suggestivi» lungo tutta la costa, il lavoro dei suoi artigiani ed artisti come i fabbri di Riolo, i mosaicisti di Ravenna, i ceramisti di Faenza e i restauratori, l’«agricoltura fiorente delle campagne», le tradizioni popolari, i mercati settimanali in ogni piazza della provincia «con i prodotti del mare, della terra, della crea- tività romagnola», le «moderne e divertenti» attrezzature sportive.
Il dépliant scritto in quattro lingue – italiano, tedesco, francese e inglese – iniziava spiegando ai turisti cosa si dovesse intendere per Romagna: «La Provincia di Ravenna, insieme a quella di Forlì, forma la Romagna, un’antica Regione che nel nome ricorda Roma che qui, più che altrove, ha lasciato tradizioni e ricordi storici. È una delle mete più frequentate dal turismo internazionale per i suoi mirabili monumenti, per la sua storia millenaria, per i poeti che vi hanno soggiornato e che l’hanno cantata, per la bellezza del suo paesaggio».
Nelle informazioni finali non potevano non essere ricordate, con dovizia di particolari, le eccellenze gastronomiche: «La cucina romagnola è gustosa, specie per i suoi cappelletti, le tagliatelle asciutte, le carni ai ferri, i bro- detti di pesce, la frutta e la piada: un tempo il pane tradizionale dei romagnoli».

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