268 – Teodorico e «la tempesta della vita»

Mausoleo Teodorico Foto Epoca

Anche il grande Aleksandr Blok, universalmente acclamato tra i maggiori poeti russi, non rimase immune al discreto fascino di Ravenna. In occasione del suo primo viaggio in Italia, fatto insieme alla moglie, nella prima metà del maggio 1909 trascorse due giorni a Ravenna, seconda tappa del suo itinerario subito dopo aver visitato Venezia.
«A Ravenna siamo stati due giorni. È profonda provincia – scriveva alla madre –, assai più profonda di Venezia. La piccola città dorme duramente, e dappertutto, chiese e immagini dei primi secoli del Cristianesimo. Ravenna ha conservato, meglio di tutte le altre città, l’arte primitiva, il passaggio da Roma a Bizanzio […]; abbiamo visto la tomba di Dante, gli antichi sarcofaghi, mosaici sorprendenti, il palazzo di Teodorico. Nei campi oltre Ravenna, tra le rose e i glicini, è la tomba di Teodorico».
Oltre a queste annotazioni di carattere più personale, Blok dedicherà alla città degli esarchi una delle liriche più intense che sarà pubblicata per la prima volta nell’”Apollon”, una rivista pietroburghese: «Tutto ciò che balena un solo istante e perisce, tu l’hai già seppellito nei secoli, o Ravenna, e come un bimbo dormi nell’assonnata eternità […]. Sono mute le sale dei sepolcri ed è la loro soglia fresca e ombrosa, perché della beata Galla il nero sguardo non abbia da bruciar la pietra, destandosi […]. In lontananza s’è ritratto il mare, e al bastione s’avvinghiano le rose, perché Teodorico nella tomba non sogni la tempesta della vita».

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