271 – Tesori dalla «tarda antichità»

Cattedra Avorio Massimiano

La cattedra dell’arcivescovo Massimiano, custodita all’interno della Torre Salustra del Museo Arcivescovile di Ravenna, è un capolavoro dell’arte bizantina dove maestria artistica e sapienza teologica risplendono inscindibilmente congiunte. L’ampio programma iconografico scolpito nelle formelle d’avorio proclama la pienezza della vita di Cristo attraverso l’unità delle Scritture di Antico e Nuovo Testamento secondo la lectio patristica ben sintetizzata dal celebre passo di Sant’Agostino: «Novum in Vetere latet, Vetus in Novo patet», il Nuovo è nascosto nell’Antico, mentre l’Antico è svelato nel Nuovo.
Secondo Friedrich Wilhelm Deichmann, uno dei massimi studiosi di archeologia cristiana e grande cultore dell’arte ravennate, «si tratta del mobile meglio conservato, più prezioso ed inoltre con le più rimarchevoli qualità artistiche di tutta la tarda antichità». A suo avviso, come scrive nel manuale di Archeologia cristiana edito per l’Erma di Bretschneider, Massimiano ne potrebbe essere stato il diretto committente in vista della sua nomina a vescovo della sede ravennate: «la cattedra comunque deve essere ritenuta opera di un intagliatore di avorio di Costantinopoli: Massimiano potrebbe averla commissionata personalmente, preparandone anche il progetto, quando nel 545/546 si trovava nella capitale dell’impero ed era già stato nominato vescovo di Ravenna da Giustiniano; l’avrebbe dunque probabilmente commissionata con la consapevolezza di essere chiamato alla sede ravennate».

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