Il documentario “Anselm” testimonia il momento magico di Wim Wenders

Luckyred Anselm 5Vi avevo scritto qualche settimana fa del bellissimo Perfect Days del regista tedesco Wim Wenders, ambientato a Tokyo, sulla vita quasi perfetta del protagonista solo apparentemente umile Hirayama. Ora è uscito un altro nuovo film film di Wim Wenders, il magnifico Anselm, sulla vita e sull’opera del grande artista tedesco Anselm Kiefer, che sono andato a vedere con grande curiosità, anche perché è un documentario, genere che Wenders ha sempre affrontato con grande maestria fin dal 1980 con Lampi sull’acqua (dedicato al regista Nicholas Ray), Tokyo-Ga (inizio del suo viaggio artistico in Giappone, sul regista giappone Yasujiro Ozu), i memorabili Buena Vista Social Club sugli omonimi musicisti cubani e Pina su Pina Bausch, Il sale della Terra, sull’opera del fotografo Sebastião Salgado, fino al più che dimenticabile Papa Francesco.

Per Wenders il documentario non è mai semplice descrizione, né tantomeno qualcosa da girare in maniera estemporanea tra un film di fiction e l’altro. Ogni documentario di Wenders nasce invece da una vera urgenza narrativa, perché è lo spazio-tempo in cui confrontarsi con le proprie e più intime magnifiche ossessioni, il suo background artistico, culturale e storico, le sue scoperte e la sua crescita personale. Essere regista non significa esprimere un se stesso magicamente nato dal nulla, ma costruire arte e cinema nella coscienza di essere stato sempre ispirato da altri registi (come per Lampi sull’acqua e Tokyo-Ga) o da altre arti (musica, danza, fotografia).

Anselm conferma il momento magico di Wim Wenders e si riallaccia alla sua interpretazione narrativa del documentario come autoriflessione. Kiefer è contemporaneo di Wenders, entrambi nati nel 1945, e nelle sue opere mo- numentali ha sempre lavorato sulla Storia, a partire dal passato recente. Kiefer e Wenders, nati a cavallo della fine della seconda guerra mondiale, sono infatti figli innocenti della Germania nazista, hanno sempre avuto sullo sfondo della loro esistenza il confronto con una Storia dura e insostenibile e con una società che ha cercato di dimenticare se stessa il più in fretta possibile.

L’arte per Kiefer e il cinema per Wenders, nella loro naturale diversità, non potevano allora e non possono nemmeno adesso evitare di sentirsi dentro un mondo che a volte non si può scegliere, come quello della Germania post-nazista. E quindi, al di là della biografia artistica, della regia spettacolare con cui Wenders racconta vita e opere di Kiefer, al di là della bellissima e totalizzante esperienza visiva che come poche altre volte sa mostrare l’Arte contemporanea al Cinema, quello che colpisce di Anselm è proprio la cosciente riflessione sulla Storia e su come l’artista debba umilmente ricordarsi di essere dentro un mondo complesso e connesso di relazioni umane, storiche e artistiche.

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