Il maestro della fantascienza Alex Garland fa di nuovo centro

Civil WarCosa succederebbe se?… è una classica domanda della fantascienza distopica. Ed è il motore narrativo de fantastico film Civil War del regista inglese Alex Garland, uno degli autori più interessanti e poliedrici per chi ama il cinema di genere. Alex Garland nasce scrittore con il romanzo L’ultima spiaggia del 1996 dal quale Danny Boyle trasse il film The Beach con Leonardo di Caprio; sempre per Danny Boyle, Garland avrebbe poi scritto le sceneggiature di 28 giorni dopo e Sunshine, entrambi con Cillian Murphy. Passato alla regia, Garland si è affermato come uno degli autori più visionari e intelligenti di fantascienza e horror, con opere affascinanti quali i suoi film Ex Machina, Annientamento, Men, e la meravigliosa serie tv Devs, purtroppo ancora inedita in Italia. Garland tratta la fantascienza come un genere altissimo, nel quale elaborare liriche riflessioni filosofiche ed esistenziali a partire da immagini emblematiche e universali.

Civil War, come detto, è un film di fantapolitica distopico. Non si sa come, ma negli Stati Uniti è scoppiata la guerra civile. Alcuni stati, capitanati da Texas e California, combattono contro il governo federale dell’ultimo Presidente. Non sapremo mai cosa è successo in precedenza, cosa ha portato a questa atroce situazione, il film ci precipita dentro una controrealtà fatta di attentati suicidi e città nel caos. La guerra pare entrare nella sua parte finale: l’invasione di Washington per assassinare il Presidente e terminare le ostilità. E come in tutte le guerre contemporanee, un ruolo essenziale è svolto dalla stampa. La fotografa di guerra Lee Smith (Kirsten Dunst), insieme ai colleghi giornalisti Joel e Sammy e alla giovane ragazza Jesse, anche lei aspirante fotografa, partono per Washington nella speranza di intervistare il Presidente prima che venga ucciso. Di lì inizia il loro viaggio, una cupa e terribile controimmagine del classico on the road americano alla Easy Rider, dove milizie impazzite scavano fosse comuni e cecchini solitari uccidono, il Vietnam di Full Metal Jacket e Apocalypse Now è trasportato in America, in cui Lee insegna a Jesse la freddezza e l’istinto quasi rapaci di scattare foto belle e vere in ogni circostanza di morte.

La vera fantascienza lavora per storie estreme e radicali, e su come l’essere umano reagirebbe in condizioni per adesso impossibili. A Garland non interessa spiegarci la politica della storia narrata, non capiremo mai con chi sia giusto schierarsi. Civil War è invece una profonda riflessione sull’estetica post moderna, su come l’immagine della realtà (la fotografia) sia diventata l’unica chiave di lettura della realtà stessa, la sua sublimazione estrema, una bellezza artistica che può nascere solo dal sangue e dalla violenza.

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