Poor Things, un film che farà storia (e demolisce il politicamente corretto)

Poor Things

Ho appena visto il meritatissimo Leone d’Oro di Venezia 2023: Poor Things – Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, con protagonisti la mirabile Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe. Poor Things è un film straniante tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray ed è una libera rivisitazione del Frankestein di Mary Shelley.

In una ipotetica Londra di epoca vittoriana tra fine ‘800 e inizio ‘900, il geniale scienziato medico e chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe) si dedica a esperimenti poco ortodossi sull’anatomia. Nella sua enorme villa circolano strani esseri: galline con teste di maiale, gatti con teste di cigno; e la giovane donna Bella Baxter (una spettacolare Emma Stone), corpo di adulta, bella di nome e di fatto, ma comportamenti da bambina quasi neonata. Scopriremo che in effetti Bella Baxter non è sua figlia, ma un suo esperimento: Bella era una giovane donna incinta che si era suicidata, riportata in vita di nascosto da Godwin, trapiantandole però il cervello del feto… Bella è segregata in casa di Godwin, deve apprendere tutto, ed è curiosa, veloce, intelligente, senza nessuna inibizione sociale. Quando scopre la sessualità, Bella abbandona il suo “creatore” Godwin e il suo assistente Max (col quale si era “fidanzata”) e scappa con l’avvocato donnaiolo Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) che la porta in giro per quel mondo che non aveva mai visto, da Lisbona a Parigi. Bella crescerà e scoprirà se stessa, in un giro di peripezie sempre più intense ed estreme, studiando e leggendo poeti e filosofi, diventando socialista, facendo le sue esperienze di vita, anche prostituendosi, crescendo insomma non come la società vorrebbe che lei diventasse, ma solo come vuole lei essere, libera da ogni pregiudizio.

Il Dr. Godwin è creatore di Bella ma fu creato egli stesso dal padre scienziato, e ha il viso tagliato in cicatrici come il Boris Karloff degli anni ‘30, in una catena di creati-creatori che non si interromperà… Tutto è deformato in chiave grottesca e satirica, a volte quasi surreale, attraverso il dirompente erotismo di Bella, ricordando molto del cinico umorismo nero del Bunuel autore di Bella di giorno e de Il fascino discreto della borghesia.

Bella è “creata” come lo è Barbie (scienziato, Mattel), ma con riscontri opposti nella sessualità: Barbie è plastica rigida, avaginale e asessuata, prodotta in una fabbrica; Bella è dirompente, scatenata, post-freudiana, carne, sangue, elettricità. Entrambe cercano l’autoaffermazione del Sé femmminile e la liberazione contro il potere Maschile, ma Poor Things demolisce il politicamente corretto: i comportamenti e le parole di Bella sono “sconvenienti” per tutti, ma non per lei, tant’è che anche la prostituzione per Bella è momento di esplorazione e di rinascita.

Film che farà storia.

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