Il sol dell’avvenire, l’ultimo film di Nanni Moretti, pronto a partecipare al prossimo Festival di Cannes, è sicuramente l’evento di questa primavera.
Nanni interpreta qui il suo alter ego Giovanni, regista cinematografico sposato da 40 anni con Paola, la sua produttrice, che sta per iniziare le riprese del suo nuovo film ambientato nel 1956, dove Silvio Orlando interpreta Ennio, giornalista de “L’Unità” e segretario di una sezione romana del Pci, che entra in crisi politica ed esistenziale durante i giorni dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss. Mentre la realizzazione del film sul 1956 va a rotoli per mancanza di soldi, Paola da mesi sta segretamente andando in terapia da uno psicoanalista perché vuole separarsi.
Giovanni vede il suo mondo sgretolarsi, inizia a sognare le vicende sentimentali di una giovane coppia degli anni ‘70 (lui e Paola da giovani?), sua figlia Emma vuole sposarsi con un uomo più vecchio di lei di 40 anni, la produzione del film si ferma per l’arresto del produttore francese… In questa escalation di eventi, Giovanni decide di cambiare il finale (e quindi il tema) del suo film: cosa sarebbe successo se il Pci italiano nel 1956 si fosse schierato contro l’Urss?
Di Nanni Moretti spesso si enfatizza il lato “politico” e “psicoanalitico” dei suoi film. Che però andrebbe considerato sotto un aspetto più generale e globale: e cioè che il suo cinema si colloca esplicitamente nel genere grottesco e fantastico. Se in Sogni d’oro il protagonista diventa realmente un lupo mannaro, più in generale tutti i film di Moretti (Bianca, La messa è finita, Palombella rossa, Il caimano, Habemus Papam) convergono verso un coté visionario grottesco e surreale tra Kafka, Bulgakov e Pirandello. Nello stesso Aprile, Moretti abbandona il documentario su Berlusconi per dedicarsi a un musical, che è di per sé un genere fantastico.
Il sol dell’avvenire è infatti costruito sulla storia di Giovanni (nel 2023) che racconta di un film (nel 1956), col regista che sogna una coppia (negli anni ‘70), e con inserti di realtà “documentaria” (i camei di Renzo Piano, Corrado Augias e Chiara Valerio).
Queste storie sono in effetti i tre multiversi di Nanni Moretti: il presunto presente; la presunta storia del film; la presunta storia dei due giovani. E qui comprendiamo il ruolo delle canzoni nel cinema di Moretti: per un verso omologhe delle madeleines proustiane, detonatrici di ricordi e vite passate, ma anche aperture verso i mondi paralleli dati dalle alternative della Storia collettiva (la sinistra italiana e il 1956) e personale (Giovanni e sua moglie). Il musical allora è una specie di portale stile sliding doors che attraverso le canzoni e la danza può cambiare la Storia personale. Tenco, De André, Aretha Franklin riportano “indietro” nel tempo; e Voglio vederti danzare di Battiato, facendo danzare tutti i personaggi, cambia le scelte e porta in quell’universo parallelo dove la Storia è cambiata veramente, come nella scena finale del film, per me molto bello.