
Finora non avete capito molto della Relatività generale? Consolatevi pensando che siete in buona compagnia.
Poco dopo l’uscita della teoria sono pochissimi quelli che si possono vantare di averla compresa. Tra essi Arthur Eddington, uno dei maggiori astrofisici del periodo. Si racconta che durante un congresso internazionale in cui Eddington va a sostenere la teoria di Einstein, viene avvicinato da Silberstein, uno che crede di averla capita. Silberstein gli dice, compiaciuto e allusivo:
“Sembra che lei sia una delle tre persone al mondo in grado di capire la nuova teoria di Einstein”, inserendo anche se stesso nella terna.
E lui zitto.
“Suvvia, non sia timido”.
Eddington: “No, è che non mi viene in mente la terza”.
Molti sono anche gli scettici. La prova data del calcolo della corretta precessione dell’orbita di Mercurio non è considerata decisiva. Si attendono con ansia, tra scetticismo e incomprensione, nuove conferme sperimentali. Non tardano ad arrivare.

La teoria di Einstein prevede che ogni cosa si muova lungo traiettorie curve su spazi deformati per effetto delle masse. Ma questo non vale solo per le masse, ma anche per la luce. La famosa formula sancisce l’equivalenza tra massa ed energia già nella relatività ristretta. Quindi in quanto portatrice di energia, pur se priva di massa, anche la luce sente la curvatura dello spazio e viaggia lungo traiettorie incurvate per la presenza di masse. Più la traiettoria della luce passa vicino ad una grande massa, ad esempio una stella, più la distorsione è marcata e più la traiettoria della luce devia da quella rettilinea che avrebbe tenuto in assenza della stella.
Noi abbiamo giusto giusto una stella a portata di mano, il Sole. La luce delle stelle nella porzione di cielo subito dietro ad esso ci mostrerebbe stelle in una posizione apparentemente diversa da quella solita (vedi figura).
Sfortunatamente in genere se vediamo il Sole non si vedono le stelle, la cui luminosità è sovrastata dalla luce del Sole, che le nasconde senza alcuna possibilità….tranne durante un’eclissi totale.
Un’eclissi totale di Sole è prevista il 29 maggio 1919 in Brasile. Parte una spedizione scientifica guidata dal simpatico Eddington dell’inizio del post, e la comunità scientifica rimane in attesa col fiato sospeso. Lo scopo era fotografare il cielo stellato in prossimità del Sole proprio durante la copertura totale del disco solare dovuto dall’eclissi, per poi confrontare le immagini ottenute con le foto di archivio di quella parte di cielo. Se l’ipotesi einsteiniana fosse corretta si dovrebbero notare piccoli spostamenti delle posizioni.
Le osservazioni sperimentali confermano le previsioni di Einstein (anche se -pare- con “interpretazioni” dei dati piuttosto ottimistiche) e Einstein passa in un attimo da famoso scienziato al rango di dio. Nessuno capisce ciò che dice ma la sua teoria dà previsioni stupefacenti e corrette: quanto di più vicino alla divinità, o alla magia nera, che si possa immaginare in Fisica.
E lui si cala subito nella parte con un certo impegno.
Quando la notizia della conferma della sua teoria raggiunge Einstein, uno studente gli chiede cosa avrebbe fatto se invece i risultati non l’avessero confermata. Lui risponde: “Mi sarebbe dispiaciuto per dio, perchè è corretta”.
Di Max Planck, che aveva appena vinto il Nobel per la Fisica e che aveva atteso con grande interesse e trepidazione i risultati della spedizione di Eddington, Einstein dice: « Max Planck non capisce nulla di fisica, perché durante l’eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, e sarebbe andato a letto. »
Meravigliosamente strafottente, ma se l’è potuto permettere.
Noblesse oblige.