lunedì
16 Giugno 2025
Rubrica Eppur si muove

CNR, questo sconosciuto

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Bruno Fabbri, nato a Faenza nel 1945, laureato in Scienze Geologiche presso l’Università di Bologna nel 1971, ha fatto un’esperienza quinquennale presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università di Bologna, poi nel 1976 è diventato dipendente del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Scienza e tecnologia dei materiali ceramici a Faenza. Ha scritto oltre trecento articoli scientifici e pubblicato dodici libri, di cui l’ultimo attualmente in corso di stampa. In pensione dal 2010. E’ sposato, ha una figlia ed è amante della pratica sportiva amatoriale. Attualmente si dedica al cicloturismo.

 

 

In televisione e sui giornali si sentono o si leggono spesso interventi da parte di dipendenti del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche: a proposito del maltempo, di salute oppure di terremoti. Se si tratta di terremoti, l’intervistato dirà che la previsione di tali eventi non è possibile e soprattutto che non sappiamo come fare a prevedere la zona dove il fenomeno si farà sentire in misura grave. Per quanto riguarda i problemi di salute, invece, si tratta quasi sempre di rispondere a domande inerenti all’insorgere di nuove malattie o di risultati di ricerche che potrebbero aprire nuove possibilità nella guerra contro i tumori. In caso di maltempo ci si chiede cosa ci aspetta nei prossimi mesi, ben sapendo che previsioni a lunga distanza non sono possibili con sufficiente approssimazione.
In ogni caso, l’impressione è che, tranne quelle poche migliaia di persone direttamente o indirettamente coinvolte, ben pochi cittadini sappiano cosa veramente è il CNR. E se è vero che la ricerca è un’attività chiave per lo sviluppo del paese, sarebbe meglio che i cittadini ne conoscessero l’esistenza e soprattutto il tipo di attività svolta. Ma nessuno si preoccupa di farlo!

Il CNR è un ente pubblico di vecchia data, istituito negli anni Trenta del secolo scorso, con Guglielmo Marconi quale primo presidente.
Il compito del CNR è di fare ricerca, e non solo nel campo della meteorologia o dei terremoti o della medicina dei tumori. Infatti, ci sono ben sette Dipartimenti, ciascuno dei quali individua un ampio settore di competenza: biomedicina, fisica e tecnologia della materia, sistema terra e tecnologie per l’ambiente, chimica e tecnologia dei materiali, ingegneria e tecnologie per energia e trasporti, bio- agroalimentare, scienze umane e sociali e patrimonio culturale.
A livello operativo, ciascun Dipartimento è suddiviso in Istituti, che sono i luoghi dove materialmente si svolge l’attività di ricerca. Ogni istituto ha un suo campo di attività ben definito, mai coincidente con quello di altri istituti, ma al massimo con delle affinità.
Gli istituti sono un centinaio, hanno ciascuno una sede propria. Le sedi sono distribuite su tutto il territorio italiano, in province grandi e piccole e, in un caso, anche in una città non capoluogo di provincia: Faenza.
E proprio Faenza è la città dove ho sempre risieduto e dove ho lavorato: presso l’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici (ISTEC).
Con una forza lavoro di oltre sessanta unità, soltanto la metà a tempo indeterminato, l’ISTEC si occupa di tutti i settori dei materiali ceramici, suddivisi in: avanzati, industriali, beni culturali.
Ceramici avanzati: l’attività è rivolta alla scienza di base e allo sviluppo di materiali di sintesi per applicazioni varie, ad esempio spaziali, strutturali, biomedicali, nel campo del fotovoltaico e dei sensori.
Ceramici industriali: usando principalmente la classica argilla, si studiano le materie prime oggi utilizzate a livello industriale, cercando eventuali alternative, le possibili innovazioni di prodotto e di processo da inserire nelle linee produttive.
Beni culturali: si applicano indagini analitiche, tipiche delle scienze esatte, allo studio di materiali ceramici, lapidei, malte e vetri antichi. In campo archeologico, lo scopo è di definire la tecnologia di realizzazione dei manufatti, o di risalire al loro luogo di provenienza, per distinguere fra produzioni locali e d’importazione. In campo architettonico, la ricerca ha lo scopo di valutare lo stato di conservazione dei manufatti, individuare i meccanismi di degrado e i processi chimico-fisici che li favoriscono, indicare a conservatori e restauratori le metodologie e i materiali per intervenire nel modo più adeguato, sviluppare nuovi prodotti di restauro.

Questo è il settore in cui ho lavorato per circa venticinque anni, coordinandone l’attività fino al pensionamento (2010). Oltre alla ricerca, si presta molta attenzione anche alla trasmissione delle conoscenze, attraverso un’attività didattica in corsi e scuole di vario tipo, pubblicazione di libri e articoli scientifici. I libri più recenti pubblicati dal gruppo beni culturali sono: due volumi che ricostruiscono la storia plurimillenaria dello sviluppo della ceramica tradizionale, un volume per ragazzi sul binomio scienza e ceramica in archeologia, un volume di scienza e conservazione di un gran numero di materiali (ceramica, mosaico, materiali lapidei, manufatti metallici, legno, cuoio, tessuti, corallo e avorio). Purtroppo oggi il CNR, e quindi anche l’ISTEC, soffre le conseguenze della situazione generale del Paese, ed è costretto a svolgere il proprio ruolo con una scarsità di risorse che ne pregiudicano molto la manifestazione delle sue potenzialità ed ovviamente ogni ipotesi di sviluppo. L’augurio è che le cose cambino in modo che anche il CNR possa contribuire, soprattutto in questo momento così difficile, al rilancio dell’Italia nel mondo.

Bruno Fabbri

NdB*: L’attuale presidente del CNR è Luigi Nicolais, subentrato a Francesco Profumo (2011-2012) dimessosi alcuni mesi fa per assumere il ruolo di Ministro all’Istruzione, Università e Ricerca nell’attuale governo Monti. Purtroppo non sempre i Presidenti sono stati di specchiata competenza, complice la nomina politica. L’esempio forse più eclatante è stato Fabio Pistella (2004-2007) che millantava nel cv oltre 150 articoli scientifici, mentre ad un’accurata ricerca compiuta da alcuni professori e ricercatori romani si riducevano a due (!!) in riviste con controllo (peer-review). Rimosso non senza lungaggini e polemiche, gli subentra Luciano Maiani (2008-2011), uno dei fisici italiani di più chiara fama internazionale. Tuttavia neppure ciò ha impedito a De Mattei, vicepresidente del CNR dal 2004 al 2011, di limpida nomina politico-vaticana, di definire il terremoto avvenuto in Giappone “un giusto castigo divino” ai microfoni di Radio Maria, oppure di organizzare un convegno anti-darwiniano nel 1999 o di imputare ai gay la caduta dell’Impero romano (2011).
C’è molto di buono, ma altrettanto lavoro da fare. Soprattutto per rispetto a quella parte di buono che è costretta a lavorare in queste precarie condizioni. sf


*NdB: Nota della Blogger, ovvero mio, Serena. Insomma, avete capito.

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