Hawking, Einstein e come uscire da un buco nero

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I titoloni che annunciano che Hawking sfiderebbe Einstein dichiarando che da un buco nero si può uscire sono un esempio di pessimo giornalismo scientifico.

Poiché il buco nero si chiama così proprio perché nulla può sfuggire alla sua attrazione gravitazionale, neppure la luce, la cosa sarebbe effettivamente straordinaria.
Tu, che conosci la Relatività Generale e ai buchi neri hai dedicato 12 anni di studi, apri il link con un misto di stupore e incredulo sospetto. E in tre nanosecondi ti accorgi che Hawking dice: “…potreste uscire in un altro Universo”.

Un. Altro. Universo.

Stephen Hawking

Stephen Hawking

E immagini la vocetta stridula del sintetizzatore che il grande fisico inglese è obbligato ad usare per comunicare col mondo esterno che non coglie le sfumature del suo umorismo british, e immaginate il giornalista che pensa di avere per mano la notizia del secolo. Oppure è semplicemente in malafede e decide di stiracchiare e distorcere una frase dell’unico fisico vivente conosciuto a livello mondiale per montare una non-notizia da milioni di click.

Fatto sta che la cosa è nota da decenni, non l’ha pensata Hawking, e non era comunque contro Einstein. I buchi neri nascono come soluzione delle equazioni di Einstein della Relatività Generale e sono proliferati gli studi per ipotizzare come potesse essere lo spazio-tempo dentro un buco nero, con validità più matematica che fisica. Non tutte le soluzioni possibili delle equazioni di Einstein infatti sono effettivamente presenti in natura, poiché partono da distribuzioni di materia, energia o curvatura che non descrivono alcuna situazione reale del nostro Universo.
Alcune delle proposte prevedono che il buco nero sia l’ingresso ad un altro universo, totalmente scollegato al nostro: dal nostro Universo sarebbe impossibile ricevere informazioni o segnali da questo altro Universo.

Poi l’articolo prosegue parlando di paradosso dell’informazione e ipotizza che chi entra in un buco nero possa uscirne scomposto in particelle elementari sotto forma di radiazione. Questo è un altro problema legato ai buchi neri, poiché prendendo in considerazione la meccanica quantistica, non si comprende come possa accadere che un processo fisico porti alla scomparsa di un’informazione (un segnale luminoso, un pianeta o una persona è uguale) senza possibilità di recuperarla. Hawking studia da decenni questo problema e sono almeno 10 anni che sostiene di averlo risolto ma ancora gli articoli che ne sono seguiti non sono stati considerati risolutivi. Da quanto riportato non si coglie nulla che non sia già stato detto, ma ancora non dimostrato in modo definitivo.
L’articolo in ogni caso mischia pere con mele.
Senza contare che come strategia di fuga da un buco nero pare quantomeno discutibile.

Insomma, se entrate in un buco nero non tornerete MAI da dove siete venuti. Potreste sbucare in un altro Universo oppure venire scomposti in particelle elementari e raccolti nella polvere di universo nell’eternità a seguire.
Se questo per voi è uscire da un buco nero…

Tirando le somme: nessuna novità scientifica, milioni di condivisioni in tutto il mondo per una non-notizia, una dichiarazione distorta, un nome famoso usato come ariete di click, Einstein tirato in ballo a sproposito per l’ennesima volta e tanti fisici teorici che assistono a tutto questo alle prese con rabbia e mal di testa.

di Serena Fagnocchi

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