domenica
15 Giugno 2025
Rubrica Eppur si muove

Quel difficile dialogo tra scienza e fede

Condividi

In questi giorni il dibattito secolare, a volte piuttosto “spigoloso”, tra scienza e fede si è arricchito di un importante, quanto insolito, contributo (a questo link).
Il papa emerito (Ratzinger) ha risposto ad un matematico (Odifreddi) che lo aveva invitato all’interlocuzione inviandogli copia di un suo libro di divulgazione scientifica, contenente diverse incursioni nel campo della religione. Al di là di alcune ottusità e ignoranze, reciproche, questo segna a mio avviso un passaggio importante di un altrettanto reciproco riconoscimento.

Il dialogo viene da lontano e non mi passa neppure lontamente per la testa di provare a descriverlo compiutamente. Le mie sono solo riflessioni di una “scienziata” moderna, non credente ma rispettosa della religione (tutte le religioni), poiché ritengo che esse possano contribuire a costituire un’etica condivisa.

Parto dalla fine, ovvero riconoscendo che oggi scienza e fede si applicano ad ambiti distinti e non sovrapponibili. Ma non è sempre stato così, e dal passato si eredita l’equivoco attuale per cui oggi, non di rado, si riscontrano incursioni l’una nel campo dell’altra.

galileo_b-n
Nel Seicento, periodo in cui nacque la scienza moderna, di fatto l’egemonia sulla spiegazione del reale era nelle mani dell’autorità religiosa. Galileo, padre della scienza moderna, si pone in netto contrasto con la Chiesa dell’epoca poiché le sue osservazioni sono in contrasto con le sacre scritture. Galileo paga cara la sua iniziale insubordinazione, finendo i suoi giorni cieco e solo nella casa in cui era stato confinato e isolato, dopo il carcere e le torture che ha subito fino alla famosa “abiura”, nella quale rinnega il frutto del lavoro di una intera vita.
Le scuse vaticane a Galileo sono giunte solo pochi anni fa. E’ Giovanni Paolo II nel 1992 che ritira la condanna nei suoi confronti riconoscendo di “avere ingiustamente condannato non solo il fondatore della scienza moderna ma indiscutibilmente una delle menti più brillanti, geniali e serie dello scorso millennio.”

La scienza moderna nata con Galileo ha impiegato parecchio tempo ad emanciparsi dalla religione, tanto che ancora a metà Ottocento per essere scienziati occorreva prima essere teologi. Darwin è prima un seminarista poi un naturalista. Si imbarca su un brigantino da rilevazione in un viaggio intorno alla terra con lo scopo di verificare l’esistenza di prove che confermassero i 40 giorni di diluvio universale descritto nella Genesi. E’ durante questo viaggio che matura una convinzione opposta, allontanandosi dalle scritture e arrivando a ipotizzare la creazione continua di nuove specie animali a seguito della “selezione naturale”: questo lo pone in rotta di collisione con l’autorità religiosa che invece ritiene le specie animali create al quinto giorno da Dio ed essenzialmente immutabili.
Darwin passa attraverso un lungo travaglio interiore che lo porta a perdere gran parte della sua fede a seguito delle sue ricerche. In ogni caso qualcosa è cambiato: non subisce mai le deprivazioni personali subite dal suo illustre predecessore, Galileo.

Langrange_portraitDa allora la scienza ha acquisito autonomia e solidità, e le strade di scienza e fede sono andate gradualmente separandosi. Mi piace ricordare Lagrange, grande matematico del XIX secolo, che regala a Napoleone (lettore onnivoro) il suo ultimo libro di ricerche matematico-fisiche. Quando Napoleone gli fa notare che nel suo libro sull’Universo non ha mai parlato del contributo di Dio, Lagrange risponde: “Ho fatto a meno di quest’ipotesi”.
L’ho riportato proprio per spiegare il maturare di un diverso atteggiamento della scienza rispetto alla fede: Laplace non dà giudizi sull’esistenza o meno di Dio, ma tiene fuori l’intera questione quando si occupa di scienza.

Da allora gli scienziati si dividono come ogni essere umano in credenti e non credenti. Per un Dulbecco profondamente credente, una Rita Levi Montalcini affermava: “Non so neppure cosa si intenda per credere in Dio”.

Il più controverso e contraddittorio è stato, come suo solito, Einstein. Usava spesso riferirsi a Dio come un’entità presente e tangibile, spesso per battute ad effetto, e ciò è stato interpretato come segnale di fede. Suo il famoso “Dio non gioca a dadi” sbattuto in faccia ai sostenitori della nuova e pazza meccanica Quantistica, teoria rivoluzionaria che Einstein non ha mai davvero accettato e compreso.
Ma Einstein fu anche quello che nel 1919, appena ricevuta la notizia della prima conferma sperimentale della sua Teoria della Relatività (la deflessione dei raggi luminosi che passano vicino al sole osservata durante un’eclissi totale), a chi gli chiedeva come avrebbe reagito nel caso non fosse stata confermata, risponde: “Mi sarebbe dispiaciuto per Dio, perchè è corretta”.
Persona geniale, a volte spaccona, ironica e difficile da afferrare e definire, sicuramente il suo approccio scientifico è meglio contenuto in questa frase: “Non mi interessa sapere se Dio esiste, ma se aveva alternative”.

Ora il percorso di emancipazione reciproca sembra essere a buon punto, in linea teorica, anche se anche oggi c’è chi pretende (in entrambi gli ambiti) di esercitare ingerenze sull’altro.
E’ evidente che il dialogo è tuttora necessario: il pensiero scientifico, per natura critico, senza verità immutabili e che esalta il dubbio, non può che fungere da stimolo e pungolo in un ambito come quello religioso la cui riflessione a volte si attarda su assoluti e pretende di imporli a comunità più estese della propria. D’altro canto, per la scienza una riflessione su etica e morale (che spesso la religione veicola pur non potendone rivendicare la supremazia) è importante per porre limiti laddove seguire ciecamente le strade aperte da conoscenza e tecnica potrebbe ledere principi di tutela della persona. Per capirsi, è da questo che discende il divieto di usare cavie umane negli esperimenti.

Tuttavia distorsioni sono ancora molto attuali. Come vi sono sette, anche potenti e politicamente influenti, che combattono le teorie evoluzioniste sventolando la Bibbia a sostegno del creazionismo, così vi sono scienziati che si permettono di negare su basi logico-razionali (non scientifiche) l’impianto di base della religione. E tralascio il contenuto degli opuscoli pseudo-scientifici che mi lasciano regolarmente in buchetta i Testimoni di Geova da quando hanno scoperto al mia formazione.

Questi comportamenti a mio avviso non sono diretta conseguenza dell’uno o dell’altro campo, che di per sé hanno impianti solidi e sotto costante indagine, oltre che ambiti di applicazione differenti. Derivano piuttosto dal fatto che ad occuparsi di entrambi sono uomini, per natura portatori dell’arroganza dannatamente umana di ritenersi portatori della Verità assoluta, da imporre attraverso la prevaricazione.

Il rapporto tra scienza e fede è sicuramente un ambito ancora capace di suscitare accesi, a volte scomposti, dibattiti. L’errore sta nel metterle in contrapposizione e in conflitto di supremazia tra di loro.
E’ come chiedersi chi è migliore tra idraulico e un elettricista.

“Perchè dio ci avrebbe dato l’intelligenza se non avesse voluto che l’usassimo?”
Galileo

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi