“Bello… Ma a cosa serve?”
Rivolta ad una che studia effetti quantistici, buchi neri ed evaporazione di Hawking si tratta di una domanda imbarazzante, quanto ineludibile. E a considerare dallo sguardo poco convinto dei miei interlocutori, in genere la mia risposta risulta poco convincente: Serve a progredire nella Conoscenza (notate come rendere la maiuscola in un dialogo non sia affatto semplice).
La Conoscenza è tra le basi dello sviluppo umano, una di quelle cose che ci distinguono tra gli animali e ci permettono di progredire. Senza ricerca di base non vi sarebbe progresso nella Conoscenza, e di conseguenza non si avrebbero ricadute positive nella tecnica e nella tecnologia che influenzano direttamente le nostre vite.
Se il riferimento al generico “progresso della Conoscenza” rischia di lasciare freddini, voglio provare a fare alcuni esempi.
Computers, cellulari e i-pod non sarebbero possibili senza la Meccanica Quantistica. E nè Heisenberg formulando il suo principio d’indeterminazione, nè Schrodinger coi suoi gatti nè vivi nè morti, fondamenta di questa strabiliante teoria, potevano certo immaginarlo.
Einstein, mentre immaginava la sua Teoria della Relatività coi suoi spazi-tempo curvi e i suoi buchi neri a me tanto cari, non pensava certo ai satelliti e GPS che ne sono derivati.
La tecnologia per osservare nuove particelle elementari sviluppata al CERN di Ginevra, il grande acceleratore di particelle oltre che il laboratorio più grande del mondo, è stato alla base della PET (tomografia a emissione di positroni) che permette indagini diagnostiche sempre più accurate nei nostri ospedali.
E si potrebbe continuare all’infinito.
Il passaggio da Conoscenza pura ad applicazioni pratiche presuppone lo studio e la ricerca di base, solo apparentemente inutili e non produttivi. Come spesso viene -erroneamente o strumentalmente- ritenuto anche da chi dovrebbe decidere se investire in Ricerca oppure no.
Da noi, ormai da troppo tempo, si sceglie “oppure no”.
Il punto è che questo passaggio non è né semplice né scontato.
A volte sono le coincidenze a determinarlo, come nel caso della PET: uno dei maggiori responsabili del CERN in quegli anni era anche marito di una professoressa ordinaria in Fisica medica, ed il passaggio è avvenuto per “contaminazione familiare”.
Tuttavia molto si potrebbe fare per favorire questo passaggio, almeno in alcuni casi. E non parlo di agenzie matrimoniali….
Faccio anche qui un esempio. Ci sono due laboratori al mondo all’avanguardia per l’osservazione dei neutrini, tra le particelle più elusive e quindi più difficili da osservare: il Super-Kamiokande in Giappone ed i Laboratori del Gran Sasso in Italia (ebbene sì, in Italia nonostante tutto abbiamo eccellenze stratosferiche).
Per osservare queste sfuggenti particelle, che non interagiscono praticamente mai se non debolmente, occorre schermare la zona di osservazione da ogni interazione esterna. Per questo sotto una montagna è un luogo ideale.
Poi servono grandi quantità di materia per aumentare la probabilità che un neutrino interagisca proprio di fronte agli osservatori, i quali devono essere attrezzatissimi per captare la più piccola emissione di fotoni (luce) proveniente dall’interazione neutrino-elettrone o neutrino-nucleo, segnale indiretto della presenza di neutrini.
Per questo vi sono enormi vasche piene d’acqua poste in un ambiente completamente buio, circondate da migliaia di tubi fotomoltiplicatori (vedi foto): oggetti iper-tecnologici ed ultra-sensibili sviluppati direttamente dai ricercatori di questi laboratori per permettere l’osservazione anche della più piccola emissione di fotoni.
Si tratta in pratica della Formula 1 delle macchine fotografiche.
Dunque, di fianco a Super-Kamiokande sorge il quartier generale della SONY.
Devo aggiungere altro?