Galliano Di Marco dice quello che pensa e cerca di fare quello che dice. Il manager dell’Autorità Portuale non ha esitato – anche in occasione dell’incontro di fine anno per fare il punto sullo stato dell’arte degli investimenti nello scalo di Ravenna – di esternare in modo diretto e ruvido le sue strategie. Nessun retroscena da decifrare, tutto messo nero su bianco. Zero indugi e mediazioni per quieto vivere. Ecco un piccolo florilegio di dichiarazioni.
Sui provvedimenti governativi del decreto “Destinazione Italia”: «I soldi destinati al porto di Ravenna non li deve toccare nessuno. Se si provano a stornarli agli amici degli amici ci vediamo in tribunale». Sul rapporto con gli enti locali per procedere negli investimenti e nel reperimento dei terreni per lo smaltimento degli scavi: «Abbiamo perso tempo anche per certe seghe mentali… Alla conferenza dei servizi chi ci sta ci sta, chi non ci sta se ne dovrà assumere la responsabilità… Per raggiungere certi obiettivi serve che tutte le istituzioni del territorio siano unite, la Regione in prima fila con il suo presidente…». Sugli espropri necessari: «L’espropriato è un povero cristo, ma poi bisogna agire». Sul terminal crociere: «È costato 35 milioni di euro ma se le navi turistiche poi non approdano che altro dovremmo scavare e spendere?». Sui finanziamenti della BEI e l’avvio del “progettone“ per realizzare un moderno hub portuale: «Se già nel 2014 non iniziamo i lavori, nessuno di noi sarà più credibile, a partire dal sottoscritto… Se non investiamo subito i soldi disponibili e il “progettone” si arena, quello di Ravenna è destinato a essere un porto sfigato»… Sul futuro dei porti nazionali e delle Autorità portuali: «L’idea di riforma portuale del ministro Lupi è un disastro per l’Italia, che peraltro non rispetta le regole costituzionali».
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