Alberto e Gianguido, pretoriani contro Bruto

Quando l’ha saputo, si dice che Gianfranco Fini sia diventato bianco come un cencio, terrorizzato: ieri, dal mercato di San Pietro in Vincoli, il Popolo della libertà di Ravenna ha cominciato una raccolta firme per chiedere le dimissioni del bolognese dalla presidenza della Camera. Ne hanno messe insieme 97 in due ore. I berluscones ravennati stanno serrando le fila per mettere all’angolo il futurista. La dichiarazione di guerra è arrivata mercoledì per bocca di Gianguido Bazzoni, coordinatore provinciale: «Becero traditore, vuole fare fuori Silvio». Allora dagli all’untore. E il giorno dopo, per sventare la congiura contro Cesare, scende in campo un altro pretoriano: Alberto Ancarani, vicecoordinatore comunale vicario (sic) del Pdl nonché bazzoniano fedelissimo. E annuncia «una forte mobilitazione per far sentire l’indignazione dei militanti che si sentono traditi». Che poi sarebbe la raccolta firme cominciata al mercato. Ecco, da ieri Bruto Fini ha le ore contate.

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