Non vogliamo entrare nel merito della questione, anche perché se uno non paga l’affitto da 21 mesi è giusto che venga sfrattato, c’è poco da dire. Interessante è invece cercare di analizzare quello che succede dopo lo sfratto. Il Comune e i servizi sociali di Ravenna piuttosto che lasciare la gente per strada paga di tasca propria (e quindi nostra) l’albergo a donne e bambini. Ci sarebbe da discutere sulla convenienza della scelta, ma pare non ci siano (ancora) alternative. Donne e bambini, dunque. Gli uomini, quindi in molti casi i padri di famiglia, vengono lasciati fuori. Praticamente devono salutare moglie e bambini, a cui immaginiamo sia complicato spiegare il motivo della traumatica separazione. Nel caso della famiglia di via San Gaetanino sfrattata dopo 21 mesi di affitto non pagato, sembrava fosse stata fatta un’eccezione. «Potete restare tutti insieme in albergo», è stato detto loro, senza però specificare a quanto pare che il padre avrebbe dovuto pagare la tariffa giornaliera. Che naturalmente non si può permettere, se sei appena stato sfrattato per non aver pagato neppure l’affitto. Loro dicono di essere stati ingannati dai Servizi sociali, i Servizi sociali dicono che è stato solo un fraintendimento. E noi ci crediamo. Sicuramente c’è stato un fraintendimento e l’assistente sociale era in buona fede, ci mancherebbe. Ma crediamo anche che se hai a che fare con una famiglia “debole” ma in grado di intendere e di volere, i fraintendimenti non siano ammissibili. Che ti devi assicurare non una, ma cento volte che abbiano capito quale sia la loro reale destinazione. Perché noi li abbiamo visti in faccia marito e moglie, al momento dello sfratto, ed erano un poco sollevati per aver avuto dall’assistente sociale la garanzia di un posto gratuito in cui stare, tutti insieme. Anche perché fino ad allora avevano sempre rifiutato l’hotel proprio perché era stato detto loro che avrebbero dovuto anche pagare. Se invece succede che all’arrivo in albergo al padre viene detto che per lui non c’è la prenotazione, non basta che la presidente dell’Asp (i Servizi sociali) dica che c’è stato un «fraintendimento». Servirebbero anche solo delle scuse, anche se si è convinti di non avere colpe. E una soluzione per fare in modo che una famiglia così unita non venga divisa da chi dovrebbe invece aiutarla.
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