Ecco una bella cosa che viene dal Comune: un contributo di 300 euro al mese fino a tre mesi ai padri che scelgono il congedo parentale. Certo, si potrà dire che così si dà una mano a chi il diritto al congedo già ce l’ha, che si mandano a lavorare le madri che magari, essendo precarie, non ce l’hanno, si potrà dire che c’erano questioni più urgenti. Invece. Invece forse, sul piano della società e della sua prospettiva, non ci sono molte questioni più urgenti che mettere in discussione i ruoli tradizionali di cura all’interno nella famiglia: immaginare padri che – incredibile! – debbano anche rinunciare a un po’ di lavoro all’arrivo di un piccoletto o una piccoletta in casa come e quanto una donna potrebbe far un gran bene a tanti. Perché? Per mille motivi che hanno a che fare con la parità di genere ovviamente. A cominciare da uno: se anche i padri iniziassero a stare a casa qualche mese per la nascita del figlio (non due giorni, che nemmeno una distorsione a giocare a calcetto), i datori di lavoro magari prenderebbero in diversa considerazione l’ipotesi di assumere ragazze in età fertile…
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