Allora, visto la valanga di reazioni che ha suscitato la nostra provocazione di ieri sul divieto di far circolare in strada le moto e la discreta quantità di insulti che ci siamo presi, vale forse la pena tornare sull’argomento con un po’ più di pacatezza, innanzitutto da parte nostra. È evidente che la nostra non era una proposta (l’avevamo anche scritto, eh, “provocazione”), ma appunto il tentativo di scuotere un po’ gli animi, per quel poco che possiamo fare, su una questione che a noi sembra ogni anno sempre più un’emergenza. E l’emergenza è legata, che lo vogliate o no, all’uso della moto. Nella nostra provincia ogni estate paghiamo un tributo di sangue di centauri assurdo e inaccettabile. Se tutte quelle morti avvenissero, per dire, nei cantieri, tutti sarebbero a proporre nuove norme, nuovi controlli, qualcosa. Perché non avviene per le moto? Non sarebbe forse il caso di ragionare, se non vogliamo parlare di divieti, almeno di campagne informative massicce? Un po’ come quelle, ve le ricordate, per le stragi del sabato sera? O forse, ditecelo voi, suggerite una proposta (a parte le sacrosante lamentele sullo stato dell’asfalto), nuovi controlli ad hoc? Patenti più difficili da ottenere? Insomma, non è vero che si muore in moto come si muore in qualsiasi altro modo. Certo, non si muore solo in moto. Ma in moto di più. Davvero non si può fare niente per impedirlo?
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