Fare il proprio lavoro, soprattutto quando si tratta di far rispettare le regole, non è semplice. E noi lo sappiamo benissimo che i vigili urbani che hanno multato l’ormai celeberrimo flautista busker il giorno di Pasqua stavano solo facendo il proprio lavoro, applicando un regolamento approvato dal governo democratico della città. Anzi, non farlo rispettare sarebbe un atto per certi versi, appunto, addirittura antidemocratico da parte delle forze dell’ordine. Quindi, figuriamoci. Ci si può al massimo porre qualche domanda sul regolamento in sé. Detto questo, l’idea che poi la multa sia stata verificata, ricontrollata, annullata e sostituita con una triplicata perché andava applicata un’altra norma – tutto questo ieri, proprio mentre il flautista era tornato in città per fare pace e aveva tutte le carte in regole – è qualcosa che ha in sé un lato irresistibilmente tragi-comico. E sono stati impiegati quattro vigili. Siamo sempre convinti che fare il proprio lavoro sia da ammirare. Ma dopo il danno all’immagine cittadina con la multa di Pasqua, sorvolare su questa scrupolosa (e legittima) revisione della pratica sarebbe davvero stata una mossa così azzardata?
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