A vederlo scivolare sull’acqua accompagnato da due rimorchiatori, uno a trainare da prua e l’altro a guidare a poppa, è sembrato di tornare indietro di vent’anni: pareva di vedere i momenti precedenti alle regate della Coppa America del 1992 quando il Moro veniva portato al largo di San Diego e i ravennati a passare notti insonni davanti alla tv convinti di sapere cosa fosse uno spinnaker o un’andatura di bolina. Da ieri la barca che simboleggiava una Ravenna da bere che sognava in grande e ora non c’è più – in perfette condizioni, dopo un restauro, per poter navigare – è diventata in buona sostanza un monumento: esposta su un piedistallo sulla banchina della darsena di città (la gallery di foto è qui), nel piazzale dell’Autorità portuale. Qualcuno in banchina ieri era convinto che a Gardini non sarebbe piaciuto vederla così. Le barche sono fatte per stare in acqua e non sui piedistalli, ha detto qualcuno. Vero. Ma quella barca oggi è dell’Autorità portuale che la comprò per 70mila euro nel 2008, con un pizzico di vanità che si poteva pure capire in tempi pre crisi. E tenerla in acqua in un cantiere costava mensilmente parecchi soldi alle casse di via Antico Squero, cioè soldi pubblici. Ma la Ravenna da bere, signori, non ha più niente da bere. Se la cercata la trovate sul piedistallo.
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