Prendersela con la Cmc ormai è un po’ un must, anche se questa volta proprio non si capisce perché. Forse si può chiedere a un’impresa cooperativa con un codice etico di non lavorare per feroci dittatori (come ha fatto in Libia) e forse si può anche pretendere che non costruisca opere militari, immaginando una specie di obiezione di coscienza aziendale (come nel caso Dal Molin di Vicenza). Ma per quale ragione un’azienda che di mestiere scava tunnel non dovrebbe accettare di scavare il tunnel per la Tav, ecco, questo non si capisce. Come se si fosse rifiutata di fare il ponte di Messina. Queste sono opere che la nostra classe dirigente a torto o a ragione ha deciso che sono o non sono strategiche. Protestare è ovviamente legittimo e sacrosanto. Ma contro la suddetta classe dirigente, appunto. Non certo contro chi ottiene appalti da uno stato, il nostro, fino a prova contraria ancora democratico.
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