Oggi, da Ravenna, è impossibile non pensare a Taranto e all’Ilva, è impossibile non pensare a una questione così cruciale come quella del lavoro che diventa, in una follia senza senso se non quella del profitto, nemico della salute. Protocolli, controlli, accordi, qui le cose sembrano in qualche modo funzionare, o comunque funzionare meglio, qui la piallassa sembra convivere con l’industria. Anche se è un’industria che ha perso tanti pezzi e ha visto ridurre la forza lavoro negli anni drasticamente, mentre almeno sono cresciute le misure di sicurezza. Sono sufficienti? L’ultimo incidente di giugno a Polimeri, pardon Versalis, sta lì a dire che evidentemente anche da queste parti c’è molto da fare. E alcune foto delle banchine del porto da cui si vedono sollevarsi nugoli di polveri pure. La presenza di diossine nel latte materno resta una questione sollevata dai grillini e mai chiarita fino in fondo (si faranno o non si faranno indagini più approfondite?). Di certo sappiamo, anche noi come a Taranto, che di lavoro adesso c’è un disperato bisogno. Per vivere meglio, però. Non certo per far ammalare i nostri figli. Da Taranto a Ravenna, la domanda allora è la stessa: è forse chiedere troppo?
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