Allora è così: il Comune, a te che sei un po’ povero e magari pure un po’ straniero in cerca di una casa, che non puoi permettertene una in città a prezzo di mercato ti seleziona per un progetto innovativo e coraggioso di cui si è fatto promotore, l’autocostruzione. Tu ci metti ore di lavoro, Banca Etica concede un mutuo, regista dell’operazione è l’ong Alisei. E il Comune è lì, a garanzia (se formale o sostanziale dovrà deciderlo ora un giudice) della serietà del progetto. A tagliare il primo nastro c’era il sindaco (Mercatali) entusiasta. E tu insomma, ti fidi. È il Comune. Poi succede che il progetto fallisce, sul come e il perché dovrà decidere un giudice. A te, esasperato, senza casa, che hai scoperto di aver buttato via ore e anni in un progetto che non vedrà la luce per responsabilità non tue, viene offerto un accordo dal Comune (anche con un po’ di fondi regionali), che però non ti convince. Anzi, ti pare che il Comune non abbia fatto quello che doveva e, a torto o a ragione si vedrà, lo denunci con tanto di richiesta danni. E il Comune si difende, ovvio. Ma per farlo chiede a te, cooperativa di autocostruttori ritenuti adatti a un progetto sociale per famiglie non abbienti, 3 milioni di euro, il doppio di quanti ne chiedevi tu (saranno danni morali?). Ecco. Dicono che non è politica però. Perché se fai causa poi devi aspettartelo che ti rispondano. Dicono che sono questioni tecniche. Poi un giorno magari ti spiegheranno anche a cosa servirebbe la politica.
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