Buttarsi in mare e farsi ripescare per entrare in un centro immigrati fingendosi profugo, infiltrarsi tra i braccianti della Puglia e raccontare il caporalato spietato, fingersi immigrato bisognoso che bussa alle porte delle parrocchie per testimoniare la reazione dei parroci: sono solo tre delle tante inchieste giornalistiche pubblicate sulle pagine de L’Espresso a firma di Fabrizio Gatti. Che domenica 29 novembre sarà a Ravenna all’Alighieri per ricevere il Premio Guidarello per il giornalismo d’autore promosso da Confindustria. Un riconoscimento al giornalismo d’inchiesta, un riconoscimento a un giornalista che nel 2013 venne aggredito e sequestrato dal vicepresidente di Confindustria di Monza in risposta alle sue domande su presunti collegamenti con la malavita, un riconoscimento a un profilo decisamente più giornalistico di quello di Simona Ventura o delle gemelle Kessler o di Pippo Baudo o di Gerry Scotti o di Mike Bongiorno (tutti premiati in passato, anche se in altre categorie). Diverse volte negli ultimi anni non abbiamo risparmiato critiche alle scelte delle giurie, quest’anno possiamo solo dire chapeau. E per chi non potrà esserci il 29 (in una serata peraltro a invito) e vuole sapere un po’ di più sul giornalismo d’inchiesta e su chi lo fa, trova la nostra intervista a Gatti sul nostro settimanale uscito oggi, 26 novembre.
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