In meno di 24 ore hanno fatto il percorso completo: arrestati per furto in flagranza, hanno passato una notte in cella di sicurezza in questura, al mattino seguente in tribunale sono stati processati per direttissima, sono stati condannati a cinque mesi e rimessi in libertà. È la giornata vissuta da due 19enni albanesi a Ravenna. Il dettaglio della condanna con immediata liberazione ha colpito molti, almeno così ci è sembrato guardando il piccolo e parziale universo della nostra pagina Facebook. In particolare il dito è puntato contro la scandalosa impunità di cui godono ‘sti albanesi che vengono a rubare a casa nostra. Ci sembra possa giovare alla lucidità del dibattito ricordare che sono stati rimessi in libertà per quella che si chiama sospensione condizionale della pena, un istituto previsto dal nostro sistema giudiziario. Che viene applicato a prescindere dalla nazionalità. Sintesi brutale: se ti prendi una condanna inferiore a due anni non ti mettono dietro le sbarre ma l’esecuzione della pena viene sospesa per un periodo, se fai il bravo la pena si estingue, se ti ritrovano con le mani nella marmellata vai a scontare anche la pena sospesa. Potrà suonare beffardo se visto da fuori e soprattutto se si è rimasti vittima di un furto ma allora la discussione va spostata sulle leggi, non sulla nazionalità di chi delinque. Ci è sembrato il caso di ricordare che il sistema giudiziario non prevede sconti esclusivi per gli albanesi: a pari condizioni avrebbero rimesso in libertà anche due ravennati figli di ravennati.
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