«Non è corretto si trovino a giustificare ai propri figli la disparità di comportamento fra ciò che con fatica praticano fra le mura domestiche e ciò che invece accade a scuola». Lo dice Nicola Grandi (LpRa) parlando delle famiglie cattoliche che oggi, per evitare che i figli mangino carne nei venerdì di Quaresima, devono fare esplicita richiesta di un menù a parte. Un principio interessante quello sostenuto dal consigliere di LpRa, che, in quanto tale, forse dovrebbe essere allargato. Per esempio, i figli degli atei e dei non cristiani vivono la disparità tra le mure domestiche e ciò che accade a scuola tutti i giorni, vedendo un crocefisso appeso al muro, o a Natale, negli istituti in cu si fa il presepe, per non parlare di quelle ore in cui si trovano fuori dalla loro aula perchè i compagni sono impegnati con l’insegnamento della religione cattolica. Ecco, consigliere Grandi, se noi sposiamo la sua legittima richiesta, lei è disposto a farsi garante anche di queste altre “disparità di comportamento”?
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