«Nel museo si entra uno alla volta con il distanziamento e in numeri limitatissimi, ma adesso coi passi avanti che faremo, chiuderanno anche i musei». Per il ministro alla Cultura Dario Franceschini chiudere i musei è dunque un “passo in avanti”, lo ha dichiarato lui stesso in un’intervista a Fabio Fazio.
E immaginiamo il sospiro di sollievo dei direttori del Mar a Ravenna, o di quello delle Cappuccine di Bagnacavallo, o del Mic di Faenza, impegnati in queste ore a tenere testa a pericolosissimi assembramenti fuori e dentro i musei, magari, chissà, pure di “non indispensabili” 70enni.
Nel frattempo il premier pare essere stato irremovibile: bar e ristoranti devono restare aperti. Benissimo, ci mancherebbe. Ma vogliono quindi dirci che il virus circola più facilmente in un museo che al bar? O forse vogliono solo dirci che in effetti si erano dimenticati, quando hanno chiuso i teatri e i cinema, che c’erano anche i musei. E che la cultura (con i suoi lavoratori), in questo momento, insomma, anche basta…
