Giovani e politica: qualche idea?

Questa faccenda del ricambio e dei politici di professione è più complicata di quanto sembri. Perché, come si fa a chiedere a un giovane di venticinque o trent’anni  di impegnarsi a far politica a tempo pieno per dieci anni senza altre prospettive? Poi, arrivato a quarant’anni, cosa dovrebbe fare, imparare un mestiere? Mettersi a fare il medico, il giornalista, l’avvocato? O dovrebbe riuscire, neanche fosse mago zurlì, a imparare una professione e fare, tipo, l’assessore contemporaneamente? Ma anche a quarant’anni, uno cosa fa, nel pieno della carriera, molla per dieci anni e poi torna, bello come il sole, al suo lavoro? E questo, diciamolo, è un problema. Perché tra i papabili rischia di restare chi un lavoro non ce l’ha, chi ce l’ha ma ne farebbe volentieri a meno e comunque chi può contare su un contratto a tempo indeterminato che, al termine del mandato, obblighi l’azienda a riprenderselo in casa. Per tutti gli altri, forse, la politica può aspettare. Solo che intanto si invecchia e invece tutti siamo d’accordo che ci vogliono più giovani. Qualche idea per uscirne?

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