Questa vicenda della casa-palestra del ministro Josefa Idem è ora che finisca, davvero. Perché sennò si rischia di pensar male. Prima il marito che parla di una dimenticanza: par di capire che quando lui e i figli hanno cambiato residenza, si siano scordati di cambiare quella di Sefi. Va beh. Fiscalmente è tutto a posto, però, dice. Poi il sindaco annuncia accertamenti, annuncia che gli accertamenti ci sono stati e dice che però gli esiti non possono essere resi pubblici per ragioni di privacy. Solo i diretti interessati possono farlo. Nel frattempo ci sono state un’interpellanza di Ancarani (Pdl), un comunicato di Ancisi (Lpr) dal quale sembra di capire che, a suo giudizio, in realtà il problema sarebbe un abuso edilizio. Prima c’era stata l’intervista del commercialista che garantiva che non ci sono state irregolarità. Insomma. Basta. Davvero. Tirate fuori queste carte e fatecele vedere. La privacy è roba semmai per i comuni cittadini. Non certo per un ministro. O per una senatrice. O per un ex assessore.
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