A giugno del 2013, dopo due mesi di incarico come ministro dello Sport nel Governo Letta, emersero alcune irregolarità nella gestione del patrimonio immobiliare di Josefa Idem con lo spettro di un’evasione di Imu e Ici. E circolarono voci su aspetti poco lineari nei versamenti dei contributi previdenziali da parte del Comune per la parentesi 2006-07 da assessore allo Sport nella prima giunta Matteucci. E la senatrice si dimise dal ministero. Tanti l’hanno lodata per quel passo indietro (piuttosto incoraggiato peraltro dall’allora primo ministro) che altri suoi colleghi, per ben più gravi motivi, non hanno comunque fatto. Pensate a quanto la si sarebbe potuta lodare se oggi avesse fatto il gesto di rinunciare alla prescrizione nel procedimento aperto a carico suo (e del marito in concorso) con l’accusa di truffa ai danni del Comune proprio per quei contributi previdenziali. Sarebbe arrivata una condanna perché la prescrizione ha cancellato il processo ma il pm aveva chiesto 18 mesi e il giudice nelle motivazioni della sentenza ha scritto che la truffa c’è stata. Meglio una senatrice che esce dal tribunale grazie alla prescrizione o una senatrice che paga davanti alla legge per i suoi errori?
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