Per chi non avesse avuto modo di leggerla sul settimanale, oggi pubblichiamo in due tranche una lunga intervista al presidente di Autorità portuale Galliano di Marco. Ne consigliamo vivamente la lettura a tutti, perché è un’esperienza mediamente insolita per un ravennate. Di Marco infatti è in una delle cariche istituzionali più importanti della città, qui da meno in un anno, e sta facendo una cosa assai rara a queste latitudini: sta dicendo piuttosto esplicitamente che non è d’accordo con ciò che è stato fatto prima di lui e che con lui le cose cambieranno. L’associazione Napa tanto sbandierata cui il porto di Ravenna ha aderito con sommo entusiasmo, il terminal crociere di cui per anni ci hanno raccontato che sarebbe stata una delle chiavi di svolta dell’economia non solo portuale, ma cittadina (i dissensi c’erano eccome, ma non uscivano dagli ambienti degli esperti), Marinara una cattedrale nel deserto senza senso in quelle dimensioni (che bisognava essere Ancisi per dirlo pubblicamente), l’aspirazione alla riqualificazione secondo un progetto unitario della Darsena una chimera. Il futuro, peraltro, sta nelle rinfuse e nemmeno nei container. Ecco. Si può essere o meno d’accordo con lui, ma in una città dove il neoeletto Matteucci disse che l’unica cosa che lo differenziava da Mercatali era il tifo calcistico (cosa che non è affatto vera, ma che comunque evidentemente bisognava dire), sentire un’istituzione parlare così offre per un attimo quel brivido della discontinuità che non ci capita mai di provare. E dire che Di Marco dichiara apertamente di essere andato a votare alle primarie per Bersani. Allora, sarà forse perché è romanista?
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