Il trionfo della musica popolare romagnola e d’oltreconfine sta caratterizzando l’edizione 2013 del Ravenna Festival. E chi l’avrebbe mai detto per una manifestazione criticata per il suo snobismo intellettuale, per gli eventi d’élite, per essere distaccata, poco vicina alla cultura media della città e dei ravennati? Oltre al liscio da balera e alle sue contaminazioni, il festival ospita quest’anno anche l’easy listening di Burt Bacharach, il jazzista Enrico Rava che reinterpreta Michael Jackson, le bande balcaniche che animano matrimoni e funerali… e via andare.
Ora, le accuse potrebbero cambiare indirizzo dal punto di vista di certi puristi avanguardisti: «troppo pop»,«si sdogana il bi-folk», «è il trionfo del kitsch…». Poi maliziosamente c’è anche chi pensa ad un cartellone in “tono minore“ dovuto alla spendig review della crisi che non ha risparmiato neppure il Festival.
Sarà – e la si pensi come si vuole – ma chi ha partecipato agli affollati appuntantamenti del “Polka day“ ai Giardini, alla serata sul Valzer e a quella dedicata a Secondo Casadei al Pala De André, non poteva restare insensibile all’entusiasmo e alla commozione che vibrava fra le migliaia di spettatori. Dietro questa riscoperta della “popolarità“ c’è lo zampino del direttore artistico Franco Masotti, che ha tracciato negli anni con visonarietà sonora, culturale e autentico anticonformismo, i temi e gli eventi più originali e “trasversali“ del Ravenna Festival, naturalmente con il convinto sostegno di Cristina Muti.
«Abbiamo ospitato musiche etniche da tutte le latitudini, dalla Lapponia alla Mongolia, dall’Africa al Sud America – ha commentato Masotti – non potevamo trascurare oltre la nostra tradizione folcloristica locale…». La questione ha fondamenta storiche, antropologiche e culturali (si vedano gli illuminanti scritti sul catalogo del festival e, per quanto ci riguarda, l’intervista allo studioso Franco Dell’Amore e allo scrittore Cristiano Cavina, già pubblicati su questo sito) ma questo “omaggio“, va sottolineato, sta avendo anche una ampia e appassionata adesione del pubblico.
Comunque sia, è (e sarà) un successo.
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