L’Arcigay invita a boicottare il marchio Bucci (come lo definisce già qualcuno su Facebook) perché Maurizio Bucci, il consigliere-imprenditore di Forza Italia, non ha apprezzato il finto matrimonio gay di sabato in Comune. Non è mica stato il solo, però. Addirittura il vicensindaco e i repubblicani, che sono nella maggioranza di centrosinistra, prendono nettamente le distanze dalla scelta del sindaco di celebrare simbolicamente il matrimonio gay in municipio. Però loro non li possiamo mica boicottare, non essendo imprenditori. E così eccolo lì il paradosso: il politico imprenditore può essere punito due volte, politicamente ed economicamente, uno che magari ha vissuto di politica tutta la vita invece almeno non rischia di rimetterci. Non parliamo poi di uno che lavora al Mariani e magari di politica proprio non gliene può fregare di meno, ma si vedrà boicottato per le idee del padrone. Il tutto a quale lungimirante scopo? Far parlare del Mariani e di Maurizio Bucci invece che dell’evento di sabato, dei diritti per gli omosessuali, della sacrosanta battaglia per la parità. Non fosse che sappiamo che è tutto vero, ci sarebbe da pensare che a orchestrare tutto sia stato il Bucci medesimo…
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