Il primo criterio nel disegnare i collegi elettorali doveva essere la «coerenza territoriale» intesa come «prossimità reciproca della popolazione residente e per l’appartenenza del collegio ad ambiti territoriali amministrativi e funzionali già definiti e “vissuti” dalla stessa popolazione». Ed è venuto fuori che Ravenna è spaccata tra Bologna e Ferrara. Ma la cosa, è stato detto, è stata dovuta a una prevalenza della matematica sulla geografia: cioé a Roma pare lo sappiano che la popolazione locale non si sente né ferrarese né bolognese, ma non ci fossero i numeri demografici per fare altrimenti. Il tutto con buona pace non solo del sentimento diffuso, ma anche delle richieste dei politici locali (difficile dar torto all’arrabbiatissimo segretario del Pd) e anche di tutto quel parlare (e fare) in nome della Romagna come territorio unitario e identitario. Noi si fa la sanità con riminesi e forlivesi e si votano i parlamentari con ferraresi e bolognesi. Roba un po’ da bizantini, in effetti.
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